Alla culminazione del Cancro

Tra giugno e luglio, il Sole raggiunge la sommità dell’arco che descrive sopra la terra (e di quello marciano al di sopra del portale).

Da questo momento (dopo qualche giorno di apparente “sosta”, da cui il nome, Solstizio), il Sole invertirà il suo corso di alba/tramonto lungo l’orizzonte, prenderà a tramontare ogni giorno un po’ più a Sud, e le giornate cominceranno a diventare più brevi.

E proprio qui, alla sommità dell’arco, il Maestro marciano ha collocato un’immagine di Cristo come Sol Invictus: sottolineando così il raffronto tra il Sole come astro naturale, alla cui crescita è posto questo limite, e Cristo-Sole eternamente risplendente, designato negli antichi inni come Sol Invictus, Sol nesciens occasum (“Sole invitto, sole che non conosce tramonto”).

Come spiega Plinio il Vecchio al Cap. XVIII, libro 68, della sua Naturalis Historia, il Solstizio d’estate

E’ un’importante crisi dell’anno, e di tutta la natura. Fino a quel momento, a partire dal Solstizio d’inverno, i giorni si sono allungati, e il Sole per sei mesi ha continuato la sua risalita verso le terre del Nord; ma ora, avendo raggiunto la sommità del cielo, inverte il suo corso, e inizia a ritornare verso Sud. Ne consegue che per i sei mesi successivi le notti diverranno sempre più lunghe, e i giorni sempre più brevi”.

Il Sole invertirà anche il suo corso di alba/tramonto lungo l’orizzonte; dopo qualche giorno di apparente “sosta” (da cui il nome, Solstizio), prenderà a ritirarsi ogni giorno un po’ più a Sud.

Proprio alla sommità dell’arco, il Maestro marciano ha collocato un’immagine di Cristo come Sol Invictus, sottolineando così il raffronto tra il Sole come astro naturale, alla cui crescita è posto questo limite invalicabile, e Cristo-Sole che non tramonta, eternamente risplendente, designato negli antichi inni come Sol Invictus, Sol nesciens occasum (“Sole invitto, sole che non conosce tramonto”).

Sol Invictus (“Sole invitto”) o, per esteso, Deus Sol Invictus (“Dio Sole invitto”) fu un appellativo religioso usato per diverse divinità nel tardo impero romano (Helios, El-Gabal, Mithra). L’appellativo passò quindi agli imperatori, e in seguito, dopo l’ufficializzazione del culto cristiano, al Cristo stesso: Sol occasum nesciens, stella semper rutilans, semper clara (“Sole che non conosce tramonto, stella sempre risplendente, sempre chiara”), canta il Laetabundus, inno natalizio risalente almeno al secolo XI.

Il Sol Invictus viene qui rappresentato nella figura del Cristo Emmanuele, cioè con un volto di giovinetto imberbe. Il suo gesto, con le due dita levate, esprime benedizione, ma è, nello stesso tempo, l’atto ordinatore dell’intero universo, con le sue leggi misteriose e armonie nascoste.

Ai lati dell’Emmanuele appaiono un volto d’uomo maturo, e uno di donna, nimbati; le immagini del Sole e della Luna, ma anche di Dio Padre e della Vergine Maria.

 

Helios

Mosaico pavimentale romano

El-Djem (Tunisia), tardo sec. II d. C. Foto: Mathiasrex/Wikimedia Commons

Gesù in trono

Dettaglio da: Traditio Legis, mosaico paleocristiano del tardo sec. IV

Milano, Basilica di San Lorenzo Maggiore, Cappella di Sant’Aquilino

Foto: Giovanni Dall’Orto, 2007/Wikimedia Commons

Quando i due protagonisti dell’estate, Perseo il mietitore,Boötes il falciatore, dominano insieme le opposte estremità del cielo, è il tempo del Solstizio estivo.

Mappe celesti ottenute tramite il software Stellarium.

Venezia 1260. Al crepuscolo, al tempo del Solstizio estivo, si vedono brillare contemporaneamente la zampa anteriore del Leone (la stella Subra) e una metà del Cancro (sulla destra dell’immagine, sopra la linea nebulosa che demarca l’orizzonte.

Mappa: Stellarium