Gloria Vallese, Roberto Pozzobon, Andrea Solomita, Resi Girardello, DigitaLab
The Tale of a Night Wanderer
2016
Se al giorno d’oggi il cielo notturno sembra arduo da decifrare, nei tempi antichi lo era molto di più: esistono sulla terra dei ‘parchi del buio’ che ci permettono di vedere il cielo come doveva apparire qualche decina di migliaia di anni fa, ancora più densamente popolato di miliardi e miliardi di stelle e galassie.
Come hanno fatto i nostri remoti antenati a governare gli elementi di questa infinità fino a farla diventare un prezioso supporto per trovare la via, per decidere il tempo delle migrazioni, delle feste, dell’agricoltura, della caccia? E come hanno fatto, in un’età ancora senza scrittura, a trasmettere le loro conoscenze alle generazioni successive?
La risposta è semplice e affascinante: per mezzo di storie, miti, favole.
Unendo i puntini nel cielo a formare delle figure in movimento, sviluppando delle narrazioni che danno conto dei loro ritorni stagionali, del loro percorso nell’arco del cielo, dei loro inseguimenti e scontri, delle contorsioni a volte bizzarre.
In The Tale of a Night Wanderer, il viaggio dello spettatore ricalca il percorso fantastico di un antico viaggiatore veneziano, il quale non solo si orienta grazie alle stelle, ma ne sogna le forme, le storie, le rende vive nella sua immaginazione.
L’installazione multimediale, liberamente ispirata all’astronomia di San Marco, fa muovere profili di costellazioni su un supporto scultoreo appositamente creato, che idealmente proietta l’immagine dell’arcone nel cielo punteggiato di astri.
The starred night sky is difficult to decipher. In ancient times, it was even more difficult: there are 'dark parks' all around the world, which allow us to guess how the sky looked thousands of years ago, even more densely populated of billions and billions of stars and galaxies. How did our ancestors took hold of the elements of this infinity, to the point of turning it into a valuable support to get a bearing, to determine the time of migrations, of feasts, of agriculture, of hunting? And how did they manage, before writing was invented, to pass on this knowledge to the next generations?
The answer is simple and fascinating: by means of stories and myths.
Joining the dots in the sky to form figures, they developed narratives that gave account of their motions, of their paths, seasonal returns, chases, fights, of the sometimes bizarre contortions.
In The Tale of a Night Wanderer, the viewer follows the journey of an ancient Venetian traveler who gets his bearing from the stars, and at the same time dreams of shapes and stories, making the old characters alive in his imagination. Loosely based on the astronomy in St.Mark , the multimedia installation sets profiles of constellations in motion on a expressly created sculpture, which ideally projects the sculptural arch on a starry sky.