Foto: Pino Usicco
Antinous,
il fanciullo rapito dall’Aquila
I Greci diedero a un piccolo gruppo di stelle collocate sotto il petto della costellazione Aquila il nome di Ganimede, il mitico fanciullo amato da Zeus, che lo rapì in cielo scendendo su di lui, appunto, in forma di Aquila. L’imperatore romano Adriano ne sostituì l’immagine con quella del suo giovane favorito Antinous, che sacrificò per lui la sua vita, a seguito di un oracolo, gettandosi nel fiume Nilo. A causa di questo, alcune antiche mappe e globi celesti raffigurano talvolta Antinous inginocchiato sopra un altare.
Venezia, 1250, giorni dell’Equinozio di primavera: Orione il guerriero (a sinistra), e Aquila, che oggi ingloba anche le stelle della costellazione obsoleta Antinous, si bilanciano a mezzanotte ai due estremi dell’orizzonte: l’uno tramonta mentre l’altra sorge…
Altra immagine dei giorni equinoziali: a destra, Alshain ( oggi Beta Aquilae, ma un tempo la testa del fanciullo Antinous), sorge a Est, mentre le ultime stelle del braccio levato di Orione scompaiono sotto l’orizzonte opposto. Se accogliamo la suggestione di Dante (Paradiso 13, 10-12), il fanciullo, figuratamente, imbocca allora ‘la bocca di quel corno/che si comincia in punta dello stelo(a cui la prima rota va d’intorno’), ovvero, la punta dell’Orsa Minore (al centro), insolitamente visualizzata in questi versi in forma di corno o buccina, levata a lanciare un richiamo.