Un’insolita rappresentazione dei Gemelli zodiacali

all’interno della Basilica di San Marco a Venezia, in un punto un po’ nascosto alla vista, è preservato un documento stupefacente, non ancora sufficientemente considerato, ma che potrebbe illuminare in parte la storia del sabir artistico veneziano del ’200.

Si trova in una piccola cappella collocata all’estremo del transetto Nord, all’interno dell’arcosolio che sovrasta la gotica sepoltura di Sant’Isidoro. Lo schema di questo bassorilievo, a grandi linee, verte su temi ed elemen ti simili a quelli dell’Arco del Firmamento nel portale principale, ma appare leggermente più antico a giudicare dallo stile, e forse nemmeno opera di un artefice occidentale.

Si tratta anche in questo caso di un “tralcio abitato”, con una ritmica rappresentazione di uomini, animali e ibridi che rappresentano costellazioni e momenti della vita celeste. Collocato dov’è attualmente, sopra la scultura gotica del Santo placidamente disteso sopra la sua arca, che dorme in attesa della chiamata divina, evoca uno di quei ciel de lit che abbellivano le alcove medievali. Se non che, lo stile appare diverso e notevolmente più arcaico di tutto ciò che lo circonda, tanto da aver fatto sospettare che si tratti di un’opera più antica, qui riutilizzata, ma precedente all’ultima ricostruzione duecentesca delle facciate di San Marco. Si pensa comunque che possa risalire alla prima metà del secolo XIII.

Basilica di San Marco,

braccio settentrionale del transetto, Cappella di Sant’Isidoro bassorilievo nel sottarco sopra l’alta- re. Possibile rappresentazione della costellazio- ne Gemini, arte romanica con caratteri orientali, sec. XIII

Foto: Courtesy Procuratoria della Basilica di San Marco, Venezia

Ma proprio qui sta il punto. Uno dei tondi incorniciati dai fogliami di questo intradosso presenta l’immagine di due singolari creature: due gemelli siamesi che terminano in un’unica coda di pesce, e sembrano avanzare verso di noi, tenendosi abbracciati in un modo caratteristico, e brandendo ciascuno una sorta di fiore tenuto per un lungo stelo.

Ancora più singolari sono i capelli a treccine, e l’orlo delle orecchie segnato da scarificazioni. Sulla base di considerazioni iconografiche, pensiamo possa trattarsi della possibile rappresentazione di una costellazione, i Gemelli zodiacali, ma con i tratti che vengono dati a questa figura celeste in Asia, dalla Persia all’Indonesia. Alcuni elementi iconografici sembrano puntare perfino più in là, all’orlo del Pacifico, e al folklore della Polinesia. Allora la questione si fa affascinante: chi è, e da dove è venuto, a queste date così precoci, quindi al tempo del padre e dello zio di Marco Polo, o forse anche prima, l’artista che ha lasciato in San Marco questa singolare traccia? Quando incomincia in San Marco l’impiego di artisti asiatici accanto ai grex et sarrazins? Nuove ricerche, e in particolare nuove analisi di questo straordinario Arco di Sant’Isidoro, potranno aiutare a stabilirlo.

Johannes Regiomontanus,

Astrologie, Sternzeichen und Kalender, xilografia a colori, 1512 Foto: Deutsche Fotothek

Johannes Regiomontanus,

Von den Zwolf Tierkreiszeichen,

Regensburg, dopo il 1491 Heidelberg, Bibliotheca Palatina, Cod. Pal.

germ. 832, fol.93v

Foto: https://digi.ub.uni- heidelberg.de/diglit/cpg832/0193

Andalius de Nigro, Tractatus de sphaera -Theorica planetarum, Italia meridionale (Napoli?) 1325- 1330 ca.

Parigi, BNF, Département des manuscrits, Lat.7272, fol.115v Foto: Gallica.bnf.fr

Alfonso X “El Sabio”, Trattato di astrologia, manoscritto spagnolo del sec. XIV

Roma, BAV, Reg. Lat. 1283, fol. 2 Foto: Peter / Wikimedia Commons

Nei manoscritti orientali, invece, i Gemelli sono spesso raffigurati come siamesi, aventi in comune la metà inferiore della figura o anche tutto il busto.

Nuwa e Fuxi, dipinto su seta della dinastia Tang, metà VIII secolo d.C. Provenienza: Tombe di Astana Xinjiang Uighur (Cina), Museo della regione autonoma

Foto: Stout256 / Wikimedia Commons

Nuwa e Fuxi, dipinto su seta della dinastia Tang, metà VIII secolo d.C. - Provenienza: Tombe di Astana

Turpan (Xinjiang), Museo Nazionale di Storia della Cina

Foto: Stout256 / Wikimedia Commons

Nuwa e Fuxi, due dei Tre Regnanti Divini. Dipinto murale della dinastia Han, 151 d.C. Da: Li Ung Bing, Outlines of Chinese History, Shanghai 1914

Foto: Wikimedia Commons

Naga e Nagini

Rilievo del tempio Hindu di Keshava, secolo XII

Karnataka (India), distretto di Hassan Foto: Wikimedia Commons

Fanciulla Hula. Da: F. R. Barton, Tattooing in South Eastern New Guinea,

«The Journal of the Royal Anthropological Institute of Great Britain and Ireland»,

Vol. 48 (Jan. - Jun., 1918), pp. 22- 79, tav. VII

Arcosolio Cappella Sant’Isidoro, sec. XIII, part.

Foto: Courtesy Procuratoria della Basilica di San Marco, Venezia

Viaggi di Marco Polo e (in giallo) area di provenianza di leggende delle gemelle viaggiatrici e motivi tatuati sul volto

Grafica: SY / Wikimedia Commons

Danzatrici di Maros, Celebes (ca. 1870), insieme e particolare

Amsterdam, Tropenmuseum Foto: Collectie Tropenmuseum / Wikimedia Commons

Phaya Naga (Thai:พญานาค)

Vientiane (Laos), Monastero Wat Si Saket, 1818

Foto: Wikimedia

Il Mekong è il dodicesimo tra i fiumi più lunghi del mondo e confina con Laos, Myanmar, Tailandia, Cambogia e Vietnam.

Secondo il mito, ospita anche il misterioso serpente Phaya Naga.

Simile al drago, e collocato in posizione intermedia tra gli dei e gli animali, il Phaya Naga è un mitico serpente che affiora nelle leggende indiane e del sud-est asiatico. E’ raffigurato in molte opere d'arte buddiste e indù, spesso in coppia, come protettore di templi e statue.

E’ caratterizzato da un lungo muso irto di denti, da un unico corno che si protende in avanti, da corte ali e da una lunga coda di serpente o di pesce.

Le figure dei Gemelli nell’arcosolio di Sant’Isidoro sono accompagnate da una coppia di PhayaNaga, ulteriore conferma della loro origine iconografica estremo-orientale.

Due draghi. Arcosolio Cappella Sant’Isidoro, sec. XIII, part.
Foto: Courtesy Procuratoria della Basilica di San Marco, Venezia