In questo workshop Resi Girardello e un gruppo di studenti di diverse Scuole dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, dalla Scultura alle Nuove Tecnologie dell’arte, si sono interrogati sulla natura e il significato delle costellazioni.
Davvero i nostri antenati (anche remoti, visto che alcune costellazioni sembra si possano far risalire al tempo delle caverne) credevano che il cielo fosse popolato di bizzare creature, animali, umane, o ibride? O, non piuttosto, l’idea delle costellazioni è stata uno dei più brillanti costrutti razionali dell’umanità ai suoi esordi, una trovata per tenere insieme, per mezzo di una figura e un nome, un gruppo di stelle significative, e poterne seguire il corso nell’arco della notte, e lungo il ciclo delle stagioni?
Alcune delle più grandi svolte della civiltà umana, ad esempio l’agricoltura, non sarebbero state possibili senza un calendario; ma il calendario, a sua volta, non sarebbe stato possibile senza rendere riconoscibili (e narrabili, anche ai bambini), attraverso una figura e un nome, i gruppi di stelle, e il loro reciproco rapporto lungo l’arco del ciclo annuale.
Alcune delle figure celesti tuttora in uso, come il Toro, o L’Aquila, sono stati visti come tali in molti luoghi, da diversi angoli del mondo, fin dalla più remota antichità; da qui un affascinante accumulo di miti, leggende e racconti, che si ripetono quasi identici in vari punti dello spazio e del tempo.
Un interessante accumulo di miti è quello che riguarda la costellazione Cetus, la balena celeste.
Nel cielo notturno, Cetus ha una gran testa massiccia, una coda a ventaglio, e, all’altezza dello stomaco, Mira, strana stella rossa pulsante che a tratti si vede, a tratti scompare.
A questa antica figura, si ispira la Balecagna presente in mostra, pezzo centrale di questa bizzarra corsa di animali di terra e di mare che volano tutti in una stessa direzione (proprio come fanno le costellazioni attraverso il cielo…)
La Balecagna sintetizza, anche nel nome, molte storie d’incredibile fascino: da quella biblica di Giona, il profeta che voleva rifiutarsi di profetare, nascosto e in fuga su una nave fenicia, poi buttato a mare e ingoiato dal misterioso mostro marino, la Balena, nel cui stomaco rimane, vivo, per tre giorni, per essere poi risputato, pentito, nella terra dove il Signore gli aveva ordinato di andare. Ma c’è anche il Pesce-Cane di Pinocchio, con nello stomaco il malinconico e solitario Geppetto che si ravviva e vuol tornare al mondo allorchè vede venirgli incontro, in quella fossa paurosa, il suo magico Burattino…
Fra gli altri animali presenti in questa fascinosa scultura collettiva (tutti capaci di volare: anche i pesci, anche i serpenti e gli scorpioni), spicca un’originale Regina-Maiala, ispirata alla Cassiopeia narrata nell’arcone: con la sua coroncina un po’ storta sopra il muso grasso, il cuore cattivo e invidioso visibile in trasparenza, seminascosto da un manto di pelliccia, sopra il ventre dalle molte mammelle. Aggirarsi fisicamente tra queste creazioni, al Magazzino del Sale, è un’esperienza singolare, un vero assaggio della materia di cui sono fatti i sogni.
Alla faticosa conquista del cielo da parte dei nostri antenati lontani, e insieme alle difficoltà di ordine pratico, ma anche psicologico, connesse a un workshop artistico durante il Covid-19, si ispira il titolo ‘Per Aspera ad Astra’: una generosa lotta, e una vittoria, contro un tempo strano e oscuro.