A Venezia intorno al 1260, all’aprirsi di Dicembre, si osservava la costellazione Andromeda nell’atto di disporsi simmetricamente ai lati del Meridiano rispetto al Capricorno, proprio come indica la composizione dell’arcone marciano.

In cielo, la costellazione Andromeda è collocata molto vicina ai Pesci zodiacali, uno dei quali, il più settentrionale o Piscis Boreus, sembra penetrarle nel fianco, dettaglio che la cartografia celeste, sia occidentale che islamica, non manca di sottolineare.

La fila di piccole stelle che nella miniatura demarca l’orlo della veste è stata usata dal Maestro del bassorilievo marciano per suggerire la gamba sinistra piegata: scelta originale, che va che va in direzione di una maggiore verosimiglianza anatomica. I resti di policromia messi in risalto dalle fotografie ad alta definizione mostrano il terrore che si dipinge sul bel volto della principessa, lo sguardo degli occhi sbarrati che si distoglie disperatamente dall’aggressione del mostro andando a incontrare l’eroe salvatore Perseo nella formella successiva; descrizione moderna di un intenso pathos che sembra travalicare l’epoca e il luogo, in direzione di un sorprendente anticipo di Rinascimento.

Vanamente si cercherebbe qualcosa del genere ovunque nell’Italia coeva, o anche in Francia; e certamente non è dal ceppo dell’arte bizantina, tanto spesso chiamato in causa per l’arte di Venezia medievale, che un simile Kunstwollen può generarsi. La sorgente visiva possibile va forse cercata in una direzione fin qui poco esplorata: è probabilmente in India, nell’arte del Gandhara, che così viva aveva mantenuto la tradizione ellenistica trasfondendola nei nuovi temi buddhisti, che dobbiamo ricercare la fonte per questa originale, sorprendente via veneziana alla modernità nel cuore del XIII secolo.

La costellazione Andromeda e Piscis Boreus

Ignace Gaston Pardies, Globi coelestis in tabulas planas redacti descriptio...
Paris, 1674, Tav. II, part.

Andromeda e Piscis Boreus

Alexander Jamieson, A Celestial Atlas comprising a systematic display of the Heavens in a series of thirty maps...,

London, 1822, Tav. III, part.

Andromeda e Piscis Boreus

Gerard Mercator, Globo celeste del 1551, part. Harvard, The Mercator Globes at Harvard Map Collection

In questo mosaico pavimentale tardoromano della Basilica di Petra (Giordania), una donna di nome Verina è ritratta con alcuni attributi connessi alla figura celeste di Andromeda: sotto un braccio ha un grosso pesce, e solleva con l’altra mano l’harpe, sorta di spada falcata che era l’arma caratteristica di Perseo, anticamente considerata una costellazione a sè stante.

Un altro attributo caratteristico della figura è il seno esposto (uno soltanto); questo forse perché l’Andromeda celeste ha, su una delle due mammelle soltanto, una grande stella risplendente.

Perseus con l’harpe

Affresco romano, Castellamare di Stabia (Napoli), I secolo d.C., part.

Foto: Amadalvarez/Wikimedia Commons

Ritratto di donna con gli attributi di Andromeda

Mosaico pavimentale, V secolo d.C.

Petra (Giordania), Basilica

Foto: Hendrik Dacquin, Gand, Belgio/Wikimedia Commons

Andromeda e Pesce

Da: Abd al-Rahmān ibn ‘Umar al-Sūfī, Kitāb suwar al-kawākib al- thābitah (“Libro delle stelle fisse”)

Manoscritto in lingua araba, forse miniato in Egitto nel XII secolo

Oxford, The Bodleian Libraries, MS Marsh 144, pag. 167

Photo: Martin Poulter/Wikimedia Commons CC BY 4.0

Iconografia: l’Andromeda araba

Una vignetta nella prima versione del trattato di Al- Sufi, Kitāb Suwar al-kawākib al-thābitah (“Libro delle stelle fisse”), Oxford, Bodleian Library, MS Marsh 144, pag. 167, si mostra particolarmente vicina all’immagine in San Marco.

In questo esperimento grafico, abbiamo sovrapposto la figura dell’anonimo miniatore del manoscritto astronomico arabo (che forse operò in Egitto alla metà del XII secolo), con il dettaglio nel bassorilievo di San Marco.

Notiamo che l’anonimo scultore marciano ha disposto diversamente il braccio della figura che non contiene stelle (quindi è un semplice completamento della figura, che può essere immaginato a piacere), e ha cercato una diversa soluzione per le gambe, in direzione di una maggiore verosimiglianza anatomica e prospettica.

Il confronto con la miniatura islamica ci permette di notare, oltre alle rimarchevoli coincidenze, anche un’affascinante piccolo numero di deliberate diversità di soluzioni formali.

Nel manoscritto Marsh 144, tutte le costellazioni che hanno figura umana sono rappresentate con la testa in alto, indipendentemente dalla loro posizione nel cielo; nel bassorilievo marciano, la figura miniata è stata presa a prototipo, ma ruotata in senso antiorario di 90°, in modo da farla corrispondere alla realtà celeste.

La stella maggiore della costellazione di Andromeda, che conserva nell’astronomia occidentale l’antico nome di derivazione araba di Alpheratz, si trova sul volto della figura: di solito viene rappresentata sul naso, in posizione leggermente asimmetrica rispetto all’asse del volto, ma non di rado anche sulla tempia o sulla fronte della figura. L’origine del nome è curiosa: significa “l’Ombelico del Cavallo”, perchè oltre al volto di Andromeda demarca anche questa posizione anatomica nel corpo di un’altra costellazione, Pegaso il Cavallo celeste.

Dettaglio del volto di Andromeda

Foto: Lorenzo Peter Castelletto, 2017

Oxford, The Bodleian Libraries, MS Marsh 144, pag. 167, part.

L’Andromeda dell’Arco dei Mesi a San Marco conserva ancora sulla punta del naso, leggermente a sinistra per chi osserva, una stella a rilievo di quelle che un tempo dovevano essere incastonate nell’intero bassorilievo. Probabilmente dorate in oro zecchino, come appare dalle testimonianze letterarie e figurative, queste stelle dovevano brillare singolarmente, acquistando particolare risalto, nelle penombre del crepuscolo e dell’aurora. Le nostre foto ad alta definizione della superficie marmorea, eseguite a distanza ravvicinata con l’uso di speciali obiettivi, ci hanno permesso di mettere in evidenza non solo la piccola stella superstite sul volto di Andromeda, ma anche, su tutta la figuretta e sull’intero bassorilievo, i cerchi di minuscoli fori che costituivano un tempo l’aggrappo di altri simili elementi, possibilmente metallici, applicati sul marmo, e con l’andar del tempo caduti. In queste foto, si possono osservare i resti di policromia che definivano l’occhio lucido e sbarrato di Andromeda, e la piccola stella sulla punta del suo naso.

In alto sulla fronte, si nota inoltre una piccola protuberanza circondata da forellini nel punto in cui era probabilmente applicato a rilievo l’ornamento centrale del diadema della principessa (simile a quello che si osserva nella miniatura araba).

Si nota inoltre, poco sotto il collo della figura, il segno inciso delimitante una fascia o cintura che attraversava la spalla e il braccio, e, sulla punta della mammella sinistra, il probabile resto di un’altra applicazione a rilievo, in corrispondenza della stella δ Andromedae.

Le zigrinature sulla lama del falcetto-harpe che la figura impugna costituivano il possibile aggrappo di un’applicazione metallica; segni simili si possono osservare in altri punti del bassorilievo, ad esempio in corrispondenza degli zoccoli equini del Sagittario. Finora, abbiamo analizzato soltanto una piccola parte del materiale ottenuto con la nuova campagna fotografica; ci permetterà di restituire l’intera mappa dei riferimenti astronomici fin qui insospettati presenti nel Ciclo scultoreo dei Mesi di San Marco, prezioso tassello per la nostra conoscenza di stelle e viaggi veneziani del ’200.